risk management sanitario

Il Risk Management Sanitario in Italia: necessità di investimenti e cambiamenti culturali

Il risk management sanitario è diventato un argomento di crescente importanza in Italia, in quanto le strutture sanitarie del Paese rimangono ancora vulnerabili a molteplici sfide. Tra esse rientra anche l’opportunità offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che mira a rispondere in modo efficace a queste sfide. È urgente, inoltre, un cambiamento culturale nel modo di gestire il rischio in ambito sanitario. Ciò è fondamentale per creare un ecosistema che sia al tempo stesso sicuro, efficiente e sostenibile.

È indispensabile investire, in particolare, nella sostenibilità utilizzando risorse pubbliche, come richiesto da tutte le Regioni, sviluppare un piano pluriennale per aumentare il finanziamento pubblico, sino a raggiungere la media dei Sistemi Sanitari europei ed accelerare il cambiamento nei percorsi organizzativi e clinico-assistenziali per migliorare l’efficienza ed i risultati di salute nelle Aziende Sanitarie.

Per farlo, è imperativo che il Governo fornisca risorse per le professioni sanitarie e attui misure precedentemente approvate dal Parlamento, anche con interventi di emergenza, al fine di soddisfare il fabbisogno di reclutamento di professionisti sanitari.

È altresì fondamentale raccogliere le proposte degli ordini professionali per migliorare lo status economico e valorizzare ruoli, competenze e professionalità degli operatori sanitari.

Un’indagine condotta da Relyens, un Gruppo mutualistico europeo di Assicurazione e Gestione dei rischi in ambito sanitario, in collaborazione con Federsanità, ha evidenziato come, nonostante le competenze e le professionalità esistenti, permangano carenze significative di risorse umane ed economiche.

La ricerca ha coinvolto una vasta gamma di professionisti, principalmente risk manager, e ha fornito una panoramica chiara delle attuali problematiche e delle numerose opportunità che ci sono nel settore.

Uno degli aspetti più salienti emersi dall’indagine è che il risk management sanitario richiede maggiori investimenti economici.

Il 73% dei partecipanti ha sottolineato che questa funzione non dispone di risorse finanziarie adeguate e che anche quando queste sono disponibili, spesso si limitano a cifre inferiori a 5.000 euro, considerate insufficienti dal 70% dei rispondenti.

Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rappresenta un’opportunità per migliorare la situazione, ma solo un modesto 34% dei partecipanti ha confermato la pianificazione di progetti relativi alla missione 6, riguardante specificatamente l’ambito sanitario dello stesso.

La formazione e la preparazione sono fondamentali per la gestione del rischio ospedaliero.

Il 60% degli addetti ai lavori ritiene necessaria la formazione annuale mirata allo sviluppo delle competenze, e l’83% valuta queste competenze come “Adeguate” o “Abbastanza adeguate”.

Inoltre, il 70% di questi ha evidenziato l’importanza di diffondere la cultura del rischio attraverso attività di sensibilizzazione, promozione e formazione.

L’indagine ha dunque sottolineato che il risk management sanitario in Italia richiede un cambiamento culturale e maggiori investimenti per garantire la sicurezza delle cure.

Le risorse finanziarie provenienti dal PNRR potrebbero svolgere un ruolo chiave in questo processo di miglioramento.

Tiziana Frittelli, Presidente di Federsanità, ha altresì precisato che questa indagine fornisce un prezioso elemento di riflessione sulle sfide e le prospettive del risk management nel settore sanitario italiano.

Federsanità sta lavorando attivamente con diverse istituzioni e attori del settore sanitario per sviluppare modelli manageriali di gestione del rischio e contribuire a garantire la sicurezza delle cure.

I dati raccolti dalla predetta ricerca evidenziano in materia inequivocabile, la necessità di affrontare il risk management in sanità in modo più completo e integrato, con l’obiettivo di proteggere sia i pazienti  sia le strutture sanitarie.

A tale scopo, è fondamentale un maggiore impegno in termini di formazione, risorse finanziarie ed una cultura del rischio diffusa.