Consenso informato: un caso concreto di danno da lesione della libertà di autodeterminazione

Una recente sentenza del Tribunale di Rimini, pronunciata il 10 marzo 2025, ha gettato nuova luce su uno degli aspetti più delicati della pratica medica: il consenso informato. Il caso, che ha visto coinvolti i familiari di un paziente deceduto a seguito di complicanze durante una biopsia epatica, rappresenta un esempio chiaro di come la giurisprudenza italiana stia evolvendo verso una concezione sempre più articolata e sensibile del diritto all’autodeterminazione del paziente.

Il caso: tra scienza medica e diritto alla consapevolezza

La vicenda riguarda un paziente con angiosarcoma, una forma tumorale rara e aggressiva con prognosi infausta. I medici dell’ospedale, di fronte a un quadro clinico complesso caratterizzato da anemia, coagulopatia e piastrinopenia, decisero di procedere, all’esito di due biopsie percutanee, con un terzo accertamento per definire meglio la diagnosi.

La procedura, tecnicamente corretta secondo i protocolli medici, si rivelò fatale a causa di uno shock emorragico. Ciò che rende questa sentenza particolarmente significativa non è tanto l’aspetto tecnico-medico – il Consulente Tecnico d’Ufficio ha infatti confermato la correttezza dell’operato sanitario – quanto piuttosto la violazione dell’obbligo informativo. Il tribunale ha accertato che i medici non avessero acquisito il consenso informato specifico per la terza biopsia, limitandosi al consenso generico ottenuto per la prima procedura del 30 aprile.

La rivoluzione concettuale: il danno da lesione della libertà di autodeterminazione

Il Tribunale di Rimini ha applicato un principio ormai consolidato dalla Cassazione, riconoscendo l’esistenza di un danno autonomo derivante dalla lesione del diritto all’autodeterminazione, distinto e indipendente dal danno alla salute. Come evidenziato nella motivazione, “il danno da lesione della libertà di autodeterminazione del paziente deve essere risarcito indipendentemente dalla lesione della salute“.

Questa evoluzione giurisprudenziale segna un passaggio epocale: il consenso informato non è più visto come un mero adempimento burocratico, ma come espressione di un diritto fondamentale della persona. Il paziente ha diritto non solo a ricevere cure appropriate, ma anche a essere pienamente consapevole delle scelte che lo riguardano, “onde prepararsi alle conseguenze della sua libera scelta“.

L’articolata casistica della giurisprudenza di legittimità

La sentenza rimanda alla consolidata giurisprudenza della Suprema Corte che, negli anni, ha costruito un quadro sistematico volto a distinguere le diverse ipotesi di violazione del consenso informato e i relativi effetti risarcitori. Si tratta di un’elaborazione casistica che consente di orientarsi tra situazioni molto diverse, nelle quali variano sia la presenza o meno di colpa medica, sia la sussistenza di un danno alla salute, sia infine l’impatto sulla libertà di autodeterminazione del paziente.

Le cinque fattispecie individuate sono le seguenti:

  1. Consenso presunto con danno iatrogeno per colpa medica: risarcibile solo il danno alla salute.
  2. Dissenso presunto con danno iatrogeno per colpa medica: risarcibili sia il danno alla salute sia quello all’autodeterminazione.
  3. Dissenso presunto con danno iatrogeno senza colpa medica: risarcimento equitativo per autodeterminazione e valutazione differenziale per la salute.
  4. Consenso presunto senza danno: nessun risarcimento.
  5. Consenso presunto con danno iatrogeno senza colpa medica: risarcibile solo il danno all’autodeterminazione, se provato

Il caso di Rimini si inserisce nella quinta ed ultima categoria: benché il paziente – probabilmente – avrebbe comunque acconsentito alla procedura se adeguatamente informato, la mancata informazione lo ha privato della possibilità di “maturare questo intendimento nella piena consapevolezza dei rischi“, di “prepararsi alle conseguenze“, nonché di salutare i suoi cari, “eventualmente spiegando loro le intime ragioni dell’estrema decisione”.


Il consenso informato è davvero solo una firma?

Oggi rappresenta molto di più: è il cuore del diritto all’autodeterminazione, lo strumento che rende il paziente protagonista consapevole delle proprie scelte di cura. Dalla giurisprudenza alle nuove tecnologie, dalla comunicazione medico-paziente alla dimensione umana della relazione di cura, il consenso informato sta vivendo una trasformazione profonda. Scopri come affrontare questa evoluzione con un approccio clinico, legale e innovativo nel webinar gratuito promosso dalla Fondazione Sanità Responsabile.


Implicazioni pratiche: verso una medicina più umana

Questa evoluzione giurisprudenziale impone una riflessione profonda sulla pratica clinica quotidiana. Il consenso informato si configura sempre più come un processo relazionale complesso che richiede:

Completezza e specificità. Non è sufficiente un consenso generico: ogni procedura, soprattutto se comporta rischi specifici diversi dalle precedenti, richiede un’informazione ad hoc. Il caso dimostra come il consenso alla prima biopsia non potesse coprire la terza, caratterizzata da rischi aumentati per le mutate condizioni cliniche del paziente.

Documentazione adeguata. La mancanza di documentazione del processo informativo si è rivelata fatale per la difesa dell’ospedale. È essenziale documentare non solo il consenso, ma l’intero processo di informazione.

Personalizzazione dell’informazione. L’informazione deve essere adattata al “livello culturale [del paziente] mediante un linguaggio a lui comprensibile“, considerando “il suo stato soggettivo ed il grado delle conoscenze specifiche di cui dispone“.

La dimensione umana del diritto. Ciò che colpisce nella motivazione della sentenza è l’attenzione alla dimensione esistenziale del paziente. Il riconoscimento di un danno di €20.000 per la violazione del diritto all’autodeterminazione può sembrare simbolico, ma rappresenta il riconoscimento giuridico di valori umani fondamentali: il diritto di essere consapevoli, di prepararsi, di scegliere come affrontare le ultime fasi della propria esistenza. Questa considerazione trasforma il consenso informato da questione tecnico-legale a dimensione profondamente umana del rapporto di cura.

Sfide e opportunità per la pratica clinica

L’evoluzione giurisprudenziale pone nuove sfide, ma apre anche opportunità per migliorare la qualità della relazione terapeutica.

Le sfide

  • Necessità di dedicare più tempo alla comunicazione
  • Maggiore complessità documentale
  • Aumento del contenzioso potenziale
  • Formazione continua del personale sanitario

Le opportunità

  • Rafforzamento della relazione medico-paziente
  • Maggiore coinvolgimento del paziente nelle decisioni
  • Riduzione dei contenziosi attraverso una comunicazione più efficace
  • Evoluzione verso una medicina più centrata sulla persona

Verso un nuovo consenso informato?

La sentenza del Tribunale di Rimini si inserisce in un più ampio movimento di evoluzione del diritto sanitario verso il riconoscimento della centralità della persona. Il consenso informato diventa così non più un mero adempimento, ma lo strumento attraverso cui si realizza concretamente il principio di autodeterminazione terapeutica.

Questa evoluzione richiede un cambio di passo: dalla medicina paternalistica, dove il medico decideva “per il bene del paziente”, si passa a una medicina partecipativa, dove il paziente è protagonista consapevole delle scelte che lo riguardano.

La sfida della comunicazione

Il caso di Rimini ci insegna che eccellenza tecnica e corretta informazione devono procedere di pari passo. Non basta eseguire correttamente una procedura: è necessario che il paziente sia pienamente consapevole di ciò che sta accettando. La sfida per il futuro è quella di sviluppare modelli di comunicazione sempre più efficaci, supportati dalle nuove tecnologie, ma radicati nella dimensione umana della relazione di cura.

Solo così il consenso informato potrà andare davvero “oltre la firma”, diventando espressione autentica della dignità e dell’autonomia della persona. In questa prospettiva, la sentenza di Rimini non rappresenta solo un precedente giurisprudenziale, ma un invito a ripensare la medicina come arte del prendersi cura nella sua dimensione più completa e umana.


Di tutto questo parleremo il prossimo 18 settembre, alle 17:30, in occasione del webinar gratuito organizzato da Fondazione Sanità Responsabile, “Oltre la firma: ripensare il consenso informato tra prospettive cliniche, tecnologiche e legali” che si propone di affrontare in modo approfondito e multidisciplinare il tema del consenso informato, adottando un approccio a 360 gradi che integra dimensioni tecnologiche, relazionali e giuridiche.

Qui trovate maggiori informazioni e il link per iscrivervi:

https://us06web.zoom.us/webinar/register/WN_AIva8oj0RhiOoWVsdaKsCQ#/registration