gestione rischio clinico

Gestione del Rischio Clinico: intervista all’esperto Carlo Benzoni

Per rischio clinico si intende la probabilità per un paziente di subire un danno riconducibile ad un’errata condotta, sia pur involontaria, dell’operatore sanitario, che  comprometta le condizioni di salute dello stesso o ne determini il decesso.

Un rischio che può e deve essere gestito, attraverso la messa in atto di una serie di azioni clinical risk management, che si articola in diversi step:

  • individuazione delle cause dell’errore;
  • correzione delle cause;
  • monitoraggio delle correzioni.

Perché si fa riferimento all’errore umano nel contesto del rischio clinico?

Il motivo è che una considerevole percentuale dei problemi che sorgono nel settore sanitario sono causati da errori umani. Questi possono essere descritti, in termini un po’ freddi ma che vanno dritti al nocciolo, come il fallimento nella progettazione o nell’attuazione di una serie di azioni, un insuccesso che ci impedisce di raggiungere l’obiettivo previsto. Ad esempio, curare un paziente in modo efficace.

Ma se sbagliare è umano… è possibile prevenire gli errori?

In parte, la risposta è sì. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario adottare un rigoroso programma di Gestione del Rischio Clinico, che si traduce in una serie di attività dirette alla prevenzione e al controllo degli errori. Pertanto, in ultima analisi, si tratta di garantire la sicurezza dei pazienti.

Vogliamo chiarire un punto: non esistono errori concettualmente inevitabili. Un errore, per sua natura, può essere prevenuto; un evento avverso, d’altro canto, può essere evitabile o inevitabile.

Dell’importanza della prevenzione e del rischio clinico abbiamo parlato con il dottor Carlo Benzoni, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Sanità Responsabile. Il dottor Benzoni è stato per quindici anni Consultant Surgeon in Gran Bretagna come direttore di Unità Operativa di Chirurgia d’Urgenza. A capo di numerose commissioni d’inchiesta su gravi incidenti ospedalieri, ha diretto progetti di profilo aziendale e nazionale in ambito di Risk Management. È Autore di “Una professione pericolosa”, testo di riferimento in ambito Errore medico e Responsabilità sanitaria.

Dottor Benzoni, con la legge Gelli crede che la situazione sia migliorata?

“La legge Gelli ha decisamente portato in primo piano la questione della sicurezza delle cure ponendola al centro dell’impianto stesso della legge”. “Direi – continua – che la maggiore criticità è quella di formare velocemente e bene un’ampia rete di referenti e facilitatori in GRC (Gestione Rischio Clinico).

Il linguaggio del RC va parlato da più persone possibile affinché il messaggio si trasmetta nei reparti e servizi senza distorsioni eccessive.

Crede vi sia adeguata formazione sul fronte del risk management all’interno delle aziende sanitarie e nei corsi universitari?

“La qualità della formazione nella GRC risulta ancora abbastanza eterogenea, ma sta migliorando. È vero anche che occorre sottolineare come la formazione in GRC sia, in generale, non solo protettiva per il paziente ma assolutamente indispensabile al professionista sanitario per consegnare al paziente le cure giuste (competenza clinica) senza ritardi e senza incidenti.

Un chirurgo può compiere il miglior intervento di urgenza ma se lo effettua con ore di ritardo o il paziente è afflitto da complicanze postoperatorie prevenibili, il paziente muore”.

Come dovrebbe essere impostata una gestione del rischio clinico efficiente?

“La domanda è estremamente complessa. In estrema sintesi il primo passo può essere quello di aggiornare la concezione della GRC passando da quella correttiva basata sull’analisi degli errori (RCA, Root Cause Analysis; HFMEA Healthcare Failure Mode and Effect Analysis) a una GRC basata sulla moltiplicazione degli episodi di qualità.

Più spazio viene “occupato” da episodi clinici di qualità, meno spazio rimane disponibile agli errori per “infestare” la buona pratica clinica”.

Che ruolo ha la comunicazione tra i sanitari e tra questi e il paziente nella prevenzione del rischio clinico?

“Una buona comunicazione permette lo scambio di informazioni chiave che servono al sanitario per adattarsi in tempo reale al continuo mutare di un sistema complesso.

Un esempio esplicativo è la comunicazione attraverso le consegne cliniche grazie alle quali il team smontante trasmette al team subentrante una fotografia della situazione del reparto, insieme alle previsioni di evoluzione dei singoli pazienti. Attraverso le consegne si condivide in un certo senso mappa, itinerario nonché le previsioni di traffico e metereologiche”.